Ecco tutti i numeri commentati delle elezioni regionali 2009

da La Nuova Sardegna
18 febbraio 2009

ECCO COME CAPPELLACCI HA BATTUTO SORU,
GRAZIE A BERLUSCONI MA ANCHE ALLA COALIZIONE


di Filippo Peretti

CAGLIARI. Il Pdl in crescita e il Pd in calo sono comunque separati da appena 5 punti, mentre le coalizioni sono molto più distanti: il Centrodestra supera il Centrosinistra di 18 lunghezze. La vittoria di Cappellacci e Berlusconi poggia innanzitutto sulla forza e le motivazioni dell’alleanza.

Vince il presidenzialismo. Anche in queste elezioni gli elettori hanno premiato i candidati presidenti delle due grandi coalizioni. Quando erano state scrutinate 1.522 sezioni su 1.812, Ugo Cappellacci con il suo listino regionale aveva 467.863 voti mentre i partiti della coalizione con le liste provinciali avevano 391.869 voti. La percentuale complessiva del candidato è più bassa solo perché il numero delle schede col solo voto per il presidente è nettamente più alto. Come nel 2004, anche Renato Soru, pur con un netto calo di consensi personali, ha avuto molti voti in più della sua coalizione: sempre quando mancavano circa 300 sezioni, l’ex governatore aveva 385.193 voti contro 265.172 delle sue liste provinciali.

Il formidabile traino di Berlusconi. Il successo di Cappellacci è in gran parte merito del suo sponsor principale. Le cinque visite del Cavaliere, per quanto anomale e per certi versi anche non proprio gradevoli per l’autonomia regionale, sono state certamente decisive per convincere un così vasto numero di elettori a votare per un candidato che sino alla presentazione delle liste era per i più un illustre sconosciuto. Avuta alla grande l’investitura popolare, tocca ora a Cappellacci il compito di dimostrare di averla meritata. Le prime mosse sono da decisionista. Si vedrà. La prima verifica sarà la formazione della nuova giunta.

La capacità di attrarre alleati. Il Pdl al 30 per cento è il partito leader di una coalizione che ha raggiunto il 56 per cento. Vale a dire che, tutte insieme, le cinque sigle che appoggiavano Cappellacci (Udc, Riformatori, Mpa, Psd’Az e Sardegna Unita), hanno fatto registrare un dato del 26 per cento, superiore di quasi 2 punti rispetto al Partito democratico. I cui alleati a sostegno di Renato Soru (Rifondazione, Pdci, La Sinistra, Idv e Rossomori) hanno portato in dote appena il 14 per cento.

Tutto il centro guarda a destra. Mentre la coalizione di Soru era di fatto caratterizzata a sinistra (tranne l’Idv, che comunque non può essere catalogato né di centro né moderato), quella di Cappellacci presentava ben quattro liste centriste: due nazionali (Udc e Mpa) e due sarde (Riformatori e Sardegna Unita), più un’altra (Fortza Paris) inglobata nel Pdl. Se, come dicono molti politologi, nel bipolarismo si vince al centro, il primo errore di Soru e del Pd è stato di non curare la coalizione (niente rapporti con il Psd’Az, poi finito a destra, e rottura col Ps) e di non guardare verso l’area moderata. La furbizia del Pdl sardo è stata invece di non rompere i rapporti con le altre forze di opposizione, soprattutto con Udc e Riformatori, quando in aprile c’è stato lo strappo alle elezioni politiche.

Il Pdl cresce dell’8 per cento. Nel 2004 Forza Italia, An e Fortza Paris avevano avuto, in liste separate, appena il 22 per cento: soprattutto i due primi partiti avevano pagato a caro prezzo la disastrosa stagione di governo alla Regione. Stavolta il Pdl, contenente le tre sigle, è arrivato al 30 per cento. Ben lontano dal 43 per cento delle ultime politiche, quando però l’Udc fu penalizzata dal voto utile e i Riformatori non si presentarono, così come non si presentò l’Uds di Mario Floris, forza trainante di Sardegna Unita.

E il Pd crolla dell’8 per cento. Mentre l’adrenalina ha spinto su il Pdl, la crisi interna ha penalizzato, della stessa misura, il Partito democratico. Nel 2004 Ds, Margherita e Progetto Sardegna, in liste separate, si erano attestate sul 32 per cento, questa volta il Pd è andato poco sopra il 24: un quarto dei voti (pari alla forza del solo movimento soriano di cinque anni fa) è andato in fumo. E’ la crisi più evidente del nuovo soggetto politico, che non è riuscito non solo a tenere i consensi dei partiti che lo hanno fondato ma che non riesce proprio a esprimere una linea.

Anche il Centrosinistra perde l’8 per cento. Nel 2004, nei collegi provinciali, il Centrosinistra vincente aveva superato di poco il 46 per cento, stavolta è andato di poco sopra il 38. Il calo, oltre che del Pd, è stato anche delle sigle comuniste (Rifondazione, Pdci, La Sinistra), compensato dal 2 per cento dei neonati Rossomori.

Ma anche Soru perde l’8 per cento. Un elemento di riflessione è il fatto che il calo dell’8 per cento del Centrosinistra è della stessa misura di quello fatto registrare da Renato Soru, sceso da 50,1 del 2004 al 42,8 per cento. Benché le votazioni siano state spesso disgiunte, il dato è significativo perché indica con precisione che una parte significativa dell’elettorato non ha gradito la politica messa in campo in questi anni: né l’azione di governo del presidente e della giunta né il comportamento della maggioranza politica e consiliare.

Le ragioni di una sconfitta pesante. Tutti (tranne forse il Cavaliere, che infatti non ha esitato a metterci la faccia) immaginavano una sfida ravvicinata tra Soru e Cappellacci. Probabilmente l’ex governatore, nonostante gli scontri interni del Pd e della coalizione, era certo di farcela: altrimenti non avrebbe sciolto anticipatamente il Consiglio regionale. Perché quel calo generalizzato di 8 punti? I motivi sono diversi. Ci sono le crisi politiche nei partiti del Centrosinistra (presenti del resto in tutta Italia), ci sono scelte di governo indubbiamente impopolari messe in campo da Soru e dalla giunta spesso senza il tatto necessario, intanto nel rapporto con le parti sociali ma anche e soprattutto nei confronti dei cittadini. Il presidente, anche per ragioni caratteriali, ha dato l’idea di comandare anziché di governare. E non ha tenuto conto di una regola precisa per rivincere le elezioni: al giro di boa di metà legislatura, il presidente deve chiudere le partite, una dopo l’altra, per dimostrare concretamente che i sacrifici richiesti dal cambiamento erano giustificati.

Il mancato ascolto del dissenso. Molto si discuterà delle ragioni della sconfitta di Soru e di quanto hanno pesato gli scontri nel Pd, in parte provocati dallo stesso presidente con la sua traumatica candidatura alla guida del Pd sardo. Ma una cosa è certa. Già prima della nascita del Pd i congressi regionali della Margherita e dei Ds avevano fatto emergere (il primo dalla grande maggioranza dei delegati, il secondo da una robusta minoranza) profondi motivi di malessere sulla gestione politica del Centrosinistra e su alcune scelte di governo. Uno degli errori più gravi è stato quello di non ascoltare il dissenso e di colpire i dissidenti.

Quanto hanno pesato le parti sociali. Sentitesi trascurate da Soru, che ha sempre ammesso di non amare la concertazione, le sigle del mondo dell’impresa e del mondo del lavoro hanno certamente avuto un’influenza nel formare l’opinione pubblica. Soprattutto perché è il Centrosinistra lo schieramento che privilegia il dialogo con le parti sociali. Non è certo un caso che Cappellacci ha avviato la campagna elettorale con la consultazione di tutte le sigle in campo. Alcune delle quali lo hanno sottolineato con evidenza, quasi a suggerire il voto agli elettori di riferimento.

Il primo messaggio della Confindustria. Il presidente degli industriali sardi, Massimo Putzu, ha affermato che «adesso possiamo contare su un governo stabile con il quale lavorare per rilanciare la Sardegna. Non sarà facile. Il terremoto che sta investendo il mondo sta producendo anche in Sardegna effetti estremamente negativi. Appare necessario ed urgente agire attraverso una manovra economica straordinaria che stabilisca interventi anticongiunturali temporanei, dotati di adeguate risorse finanziarie, a sostegno di famiglie e imprese. Contestualmente, attraverso un confronto serrato, si tratta di mettere in campo iniziative strutturali in grado di riavviare una macchina che appare ingolfata» a iniziare dalla spesa delle risorse finanziarie. Facendo gli auguri a Cappellacci e ringraziando Soru per il lavoro di questi anni, Putzu ha auspicato un costruttivo rapporto tra maggioranza e opposizione.

Cisl: «Sul voto ha pesato la disoccupazione». Secondo Mario Medde la disoccupazione e le povertà «hanno pesato come un macigno» nelle scelte degli elettori. «Le denunce e le proposte del sindacato - ha spiegato il segretario della Cisl - hanno evidenziato, in questi anni, l’urgenza di promuovere le iniziative necessarie a garantire un’adeguata coesione sociale e la promozione di maggiori opportunità lavorative per contrastare il fenomeno dilagante delle povertà. I risultati elettorali confermano che è fondamentale garantire il confronto con le parti sociali e farsi carico delle difficoltà dei cittadini».

Rapporti più sereni dopo il voto. Positivo, dopo una campagna elettorale così dura e velenosa, il clima di reciproco rispetto che si è immediatamente creato dopo il voto anche per merito di Soru: il presidente appena spodestato ha telefonato al rivale per gli auguri. La Sardegna ha bisogno di tutto tranne che di conflitti permanenti.