Tsunami Grillo travolge il Pd ma non Cappellacci

Superboom sardo di Grillo: primo partito quasi ovunque e soprattutto nelle città a partire da Cagliari e Sassari, manda in Parlamento quattro deputati e due senatori.
Il Pd ha molti voti in meno del previsto ma prende la maggioranza dei seggi grazie ai premio della coalizione vincente: delle sue tradizionali zone rosse mantiene solo Nuoro e Ogliastra, precipita nel Sulcis, emblema della crisi e ora anche della protesta. Crollano i centristi di Monti, nessun seggio ai tre assessori regionali che si erano candidati: Giorgio La Spisa (ex Pdl passato con il premier) si è già dimesso, Antonello Liori (ora Fratelli d’Italia) rischia il posto.
Lo “tzunami” di M5S ha travolto tutto e tutti ma a farne maggiormente le spese è stato il centrosinistra, perché il Pdl, pur lontanissimo dal suo mitico 2008, si è ripreso in linea con il dato nazionale da una crisi che sembrava irreversibile, tanto che Ugo Cappellacci ha potuto dire che la sua giunta ha superato la verifica dei numeri: i partiti che la compongono, benché divisi in tre schieramenti, hanno infatti superato le opposizioni.
Le elezioni politiche hanno sconvolto anche la politica regionale. A un anno delle elezioni per il nuovo governatore e il nuovo Consiglio è spuntato dal nulla il primo partito: nell’isola M5S, andando al 30 per cento, ha superato alla Camera anche le due “grandi” coalizioni di centrodestra e di centrosinistra guidate rispettivamente da Pdl e Pd. Il centrosinistra si è fermato al 29,30 (è andato meglio al Senato con il 31,7), mentre il centrodestra è a quota 23,7: un crollo rispetto a cinque anni fa, una sorpresa rispetto al periodo della crisi del governo Berlusconi. I due schieramenti che da lustri si contendono il governo sono ora due minoranze.
Grillo è il primo partito in senso assoluto in Sardegna e ha vinto quasi dappertutto.
Il Pd, grazie al premio regionale del Senato e a quello nazionale della Camera ha potuto comunque conquistare più deputati del 2008 (ora sono otto contro i sette di allora) e lo stesso numero di senatori. Silvio Lai, segretario del Pd sardo, ha ammesso la delusione: «Puntavamo ad avere di più in campo nazionale e regionale, Grillo è andato molto più forte del previsto, ha interpretato la voglia di protesta ed è il sintomo del malessero diffuso nel Paese».
Anche Settimo Nizzi, coordinatore del Pdl che ha mancato la rielezione alla Camera, ha ammesso la netta vittoria di Grillo e ha esaltato l’impresa di Berlusconi: «Ci davano tutti per morti, noi eravamo sicuri di riprenderci». Non ha ricordato che nel 2008 aveva eletto 14 deputati e ieri appena 4.
Soddisfatto il presidente della giunta Cappellacci. Sommando tutti i voti dei partiti della sua giunta (oltre Pdl e alleati anche quelli dello schieramento montiano fatto da Udc e Riformatori), il governatore ha detto che «abbiamo più voti delle nostre opposizioni e abbiamo retto l’urto della rilevante vittoria di Grillo». Ora «faremo il punto della situazione pensando di rilanciare i programmi.
Viene dato per scontato un rimpasto di giunta con l’uscita degli assessori del Pdl che si sono candidati con altri partiti: Liori e La Spisa. Su quest’ultimo, Nizzi ha detto in diretta su Videolina: «Può già fare i bagagli». Michele Cossa (Riformatori) di rimando: «Si è già dimesso».
Non è detto che i Riformatori, che hanno eletto Pierpaolo Vargiu con Monti, siano ancora del centrodestra: «Non ci interessa tirare a campare», ha detto Cossa. «Potete andarvene anche subito», gli ha risposto Nizzi.
Al rimpasto immediato pensa invece un grande deluso Giorgio Oppi, leader dell’Udc, che stavolta ha mancato l’elezione alla Camera. Dopo il flop dei montiani (un solo eletto, mentre Mario Sechi al Senato non ce l’ha fatta di molto), ha già notificato che dovranno esserci cambiamenti sostanziali per chiudere bene la legislatura. Una netta vittoria del centrosinistra avrebbe potuto portare l’Udc ad affossare il centrodestra, ma, dati alla mano, non sono previsti cambi di schieramento.
Neanche da parte del Psd’Az che, correndo in solitaria e senza speranza di eleggere nessuno, ha raggiunto un ragguardevole 2,5 per cento, che, in vista delle elezioni regionali, rappresenta un buon zoccolo duro in grado di attirare l’attenzione non solo di Cappellacci e del centrodestra, ma anche di un centrosinistra che dopo questa tornata elettorale dovrà ripensare molte cose anche sul piano delle alleanze.
Sul risultato elettorale ha espresso «grande preoccupazione» la Confindustria sarda, che ha chiesto alle e forze politiche della maggioranza di centrodestra che governa la Regione «un atto di responsabilità che sappia porre in secondo piano gli interessi meramente di parte e assicurare quella positiva risposta lungamente ricercata dal sistema produttivo della nostra isola». Il presidente Alberto Scanu ha detto di guardare all’imminente verifica a cui seguirà, molto probabilmente, un rimpasto in giunta, augurandosi che «nei prossimi mesi si vada a definire il bilancio e, soprattutto, la programmazione comunitaria 2014-2020 oltre ad accompagnare la chiusura di quella 2007-2013».
da La Nuova Sardegna del 26 febbraio 2013